Il Counseling
Il counseling, come sostegno
esistenziale di breve durata, si rivolge a soggetti in momentaneo stato di
crisi, desiderosi di ricevere un ascolto attento, empatico e non giudicante.
Fare counseling non significa dare consigli, bensì accompagnare il cliente in
un cammino di consapevolezza che unisca, in ogni fase del percorso, rispetto di
sé e senso di responsabilità. Chi sceglie un percorso siffatto richiede al
professionista una comprensione evoluta che faciliti l’esplorazione graduale
delle risorse e delle capacità necessarie per fronteggiare autonomamente un
determinato problema personale e/o relazionale. Il counselor aiuta dunque la
persona a riprendere contatto con i suoi punti di forza, maturando una maggiore
autostima e ritrovando fiducia nei propri mezzi. Un obiettivo ulteriore è
quello di stimolare nel cliente una presa di decisione responsabile
sull’andamento della propria esistenza, promuovendo lo sviluppo di capacità
orientate alla soluzione dei problemi e alla prevenzione dello stress. La
ricerca di un autentico benessere è centrale nel counseling e viene resa
possibile grazie alla qualità del rapporto umano che si instaura tra il cliente
e il professionista.
La figura del counselor, in
Italia, opera facendo riferimento alla Legge dello Stato n. 4/2013 (“Disposizioni in materia di professioni non
organizzate”). Le sue attività rientrano nell’area della prevenzione e
delle promozione della salute. “Consapevolezza” e “comunicazione” sono le due
parole chiave di una pratica di aiuto che, per definizione, non si indirizza a
soggetti che soffrono di sintomi invalidanti e/o di disturbi di lungo periodo
(spesso collegati a precise carenze evolutive). Queste persone potranno invece
rivolgersi con fiducia ad altri professionisti che lavorano nel settore
sanitario (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri).
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